L’esercizio cinematografico e tutto il mondo della produzione audiovisiva sono i primi indispensabili creatori della catena del valore di tutta la filiera del cinema” così dice Emanuele Nespeca, portavoce di CNA Cinema e Audiovisivo Toscana.

Chiudere i cinema, i teatri e tutti gli eventi culturali, non significa solo rendere endemica la crisi dell’esercizio cinematografico in senso lato. Ma anche far fronte ad un prevedibile prossimo e duro impatto su tutta la filiera della produzione di contenuti. Dai produttori ai distributori passando per le industrie tecniche, i fornitori, gli autori, le maestranze, le attività legate alla promozione e al marketing. Il pubblico si sta abituando a cercare e trovare gli stessi contenuti altrove e non sarà facile riportarlo in sala.
E penso anche ai Festival che proprio qui in Toscana si stavano preparando ad andare in scena e che adesso devono interrompere la loro attività o programmarla nuovamente
”.

Per questo Nespeca sostiene che le sale cinematografiche vadano riaperte, pur comprendendo la priorità di garantire la sicurezza, “ma i cinema sono a prova di virus. E lo hanno dimostrato in questi mesi: si tratta, infatti, di luoghi che hanno assicurato nei mesi scorsi la fruizione, attraverso investimenti importanti per adeguare gli standard di sicurezza nei propri spazi, acquistando misuratori di temperatura, riducendo drasticamente i posti a disposizione in riallestimenti onerosi ed ingegnosi. Poi garantendo tutte le norme di sicurezza igienico sanitarie, dal tracciamento dei posti alla sanificazione, al distanziamento, al ricambio dell’aria, al controllo della temperatura e all’uso della mascherina obbligatoria”. Come del resto dimostrano i dati a disposizione: nel periodo dal 15 giugno al 10 ottobre 2020 si sono tenuti nel nostro Paese 2.782 spettacoli con 347.262 spettatori e solo un contagio certificato. Secondo dati Mibact ci sono in Italia 1.250 cinema per un totale di 4mila schermi.

I DATI

Secondo dati dell’Ufficio studi CNA su fonte Movimprese 2019 esistono a livello nazionale 12.681 imprese operanti nel macrocodice Ateco J 59, che rappresentano il 2% del totale delle imprese attive a livello nazionale. Sfuggono da questa classificazione tutte le imprese che operano nella filiera. Fornitori di materiale di scena, abiti, falegnami, impiantisti, società di pubblicità e marketing, artigiani del settore benessere (truccatori, acconciatori) che possono essere legati in via totale o parziale alla filiera del cinema e dell’audiovisivo.

Soltanto in Toscana sono oltre 700 le imprese specifiche di settore, che danno lavoro ad oltre 2.000 addetti, ma se consideriamo l’intera filiera i numeri si quadruplicano. Per questo chiediamo anche alla Regione un’attenzione particolare a valutare gli effetti di questo DPCM sull’intera filiera. Il rischio della non riapertura è altissimo.

Chiude Nespeca invocando “almeno una data certa per la riapertura delle sale cinematografiche, permettere così a produttori, distributori ed esercenti di programmare il futuro, salvaguardare gli investimenti fatti o da farsi, contemporaneamente vigilare su eventuali deroghe all’obbligo di uscita sala per i prodotti italiani perché questo nuovo blocco sia veramente un momento per ripensare insieme la filiera e le windows dei nostri contenuti. Proseguire con AGcom a regolamentare gli obblighi di investimento e programmazione sia dei broadcaster che delle OTT è un altro punto che non deve essere trascurato per sostenere tutto il comparto fortemente penalizzato”.